Solo due foto per raccontare una lunga storia. La costruzione di questa chitarra inizia
verso la fine degli anni '80 del secolo scorso, periodo in cui mi ha preso lo schizzo di
costruirmi una chitarra che avesse la forma della stratocaster, su cui volevo montare
due humbucker per affiancarla alla mia Strato Squier made in Japan, in modo da avere, nella mia
idea di allora, entrambi i suoni, Fender-style e Gibson-style, senza dover spendere un
patrimonio (che non avevo) e senza rinunciare allo stile stratocaster a cui ero estremamente
affezionato (diciamo pure maniacalmente affezionato...).
Per farla breve un cliente, che aveva una falegnameria e che ancora ringrazio, mi ha cortesemente
regalato una tavola di acero, su cui io, pieno di buona volontà ma totalmente privo di ogni
cognizione di lavorazione del legno (figuriamoci di liuteria...), ho appoggiato la mia strato
e ne ho seguito i contorni con la matita disegnando il profilo della futura chitarra. Sempre
armato di buona volontà, di strumenti rigorosamente manuali e molto approssimativi, e sudore
a profusione, ho iniziato a capire quanto duro e compatto fosse l'acero, e dopo giorni e
giorni di lavoro sono finalmente riuscito a ricavare un corpo somigliante a quello di una strato.
Peccato che la tavola fosse leggermente troppo stretta, e quindi mi mancassero un paio di cm di
legno in corrispondenza dei fianchi inferiori. All'epoca internet non esisteva ancora, e di trattati
di liuteria elettrica in libreria non ve n'era traccia. Nella mia mente approssimativa mi ero
fatto l'idea che se la chitarra era ricavata da un unico blocco di legno avrebbe suonato sicuramente
meglio... D'altronde non avevo una tavola più larga, e, soprattutto, non avevo nessuna voglia di
ricominciare la fatica improba di segare a mano quell'acero così maledettamente duro e compatto,
perciò ho abdicato e mi sono rassegnato ad incollare ai lati dei fianchi i due pezzi ricavati
dal taglio della "vita", ovviamente usando la famosa colla vinilca dal classico barattolo bianco
con il tappo rosso, perchè del sacro graal della mitica alifatica americana avrei sentito parlare
solo molto ma molto tempo dopo.
La scelta di utilizzare proprio quegli sfridi è stata dettata dal fatto che
i lati esterni erano stati tagliati con precisione dal falegname, e quindi potevo sperare
di ottenere una giunta senza fessure. E per fortuna così è successo.
Con una vecchia raspa, carta vetrata e ancora abbondante sudore, ho lavorato i pezzi incollati
portandoli alla forma desiderata, ho arrotondato i bordi (tutto a mano e "ad occhio", ma con un
risultato sorprendentemente uniforme), ed ho fatto gli scassi per la pancia e per il braccio
tipici della stratocaster.
La parte più facile era fatta, ora veniva il difficile: fare gli scassi per l'alloggiamento dei
pick up, dell'elettronica, del manico e, soprattutto, il manico, per il quale non avevo idea
da che parte iniziare per risolvere i problemi del trussrod, dei tasti e di come dare la
corretta forma arrotondata.
Dopo essermi confrontato con vari amici, aver cercato inutilmente informazioni, e aver fatto
le più fantasiose ipotesi su come risolvere il problema, la vita mi ha condotto verso altri
impegni, e il corpo è rimasto per anni a far mostra di sè nella mia taverna, sopravvivendo
anche a tutti i tentativi di vari amici che volevano destinarlo a diventare un bellissimo
tagliere per salumi e formaggi (un fanatico della strato come me non poteva che avere un tagliere
con quella forma, che diamine!).
Sono passati gli anni, e anche molta vita. Nel 2005, dopo aver vissuto un po' da nomade,
dopo essermi fatto trascinare dalla passione per la montagna in tante avventure (e qualche
sventura), sono ritornato stabilmente al paesello, e mi è tornata in mano la vecchia tavola
di acero a forma di stratocaster. Ora però le cose erano cambiate, e internet aveva aperto
nuove possibilità e nuove frontiere. Quindi ho iniziato a cercare informazioni in rete e
mi sono imbattuto nel mitico www.guitarbuilding.it e soprattutto nel suo forum, ora purtroppo
non più on line, ma all'epoca molto vivace e frequentato da gente
bravissima (c'erano perfino interventi di Robert Benedetto...) e generosa nel dispensare consigli,
aiuti, informazioni (e, non da ultimo, supporto psicologico) ai principianti come me.
E così è successo che con i fornitori giusti e le giuste dritte ho acquistato
i materiali che mi mancavano, e ho costruito il manico, seguendo i preziosi consigli che mi
venivano dati, ho realizzato gli scassi nel body, ed ho montato la chitarra e... magia... suona,
e suona bene!
Oddio, mi sono anche accorto che la tavola non era solo troppo stretta, ma anche troppo sottile,
il che non mi era sembrato un problema finchè non ho montato il ponte e mi sono reso conto che
il blocco del tremolo fuoriusciva di qualche millimetro dal fondo, ma anche questo è stato
risolto, grazie ai consigli del forum, acquistando un top e incollandolo... sotto, perchè ormai
avevo già fatto lo scasso per il manico e incollarlo sopra sarebbe stato impossibile (così
credevo allora, ora non farei una piega ed incollerei uno spessore nella tasca del manico,
ma allora mi sembrava fantascienza...). Questo è anche uno dei motivi per cui la verniciatura
sunburst è coprente e non lascia intravedere le venature del legno (il secondo è che le venature
non sono proprio una gran bellezza, secondo i canoni estetici della liuteria...).
Non sarà bellissima, lo ammetto (forse dovrei sverniciarla e riverniciarla in maniera un po' più
seria), ma ci sono affezionato. E inoltre ho giocato un po' con l'elettronica ed ho realizzato
un circuito "a mia maniera" con un solo volume ed un solo controllo di tono, due miniswitch
per poter far lavorare entrambi gli humbucker in modalità fase-controfase-single, e infine uno
switch per combinare i due pick-up tra di loro. Alla fine la gamma timbrica è veramente ampia
e i Di Marzio PAF Joe che ho montato fanno davvero un lavoro egregio, per un suono potente e
saturo, come volevo io per poter avere quello che la strato non può dare.
Quello che allora non sapevo, era di essere stato irrimediabilmente contagiato dal tarlo della
liuteria, che alla fine è forse peggio della GAS (Guitar Acquiring Syndrome) che spinge i
chitarristi ad acquistare compulsivamente chitarre e chitarre. Anche perchè col tempo si
capisce che, nonostante la produzione in serie la faccia da padrona, finchè le chitarre saranno
fatte di legno non ce ne saranno due che suonano esattamente allo stesso modo. Ce ne sono
che suonano benissimo, bene, discretamente, male o peggio, ma ognuna suonerà,
nella propria fascia di qualità, diversamente dalle altre. Almeno così la penso io, ma non sono
il solo.