Ancora animali
Oltre agli animali allevati dall'uomo il Ladakh ospita anche
una varieta' di animali selvatici.
Alcuni di questi sono simili agli omologhi che si trovano sulle
Alpi o sugli Appennini, quindi relativamente familiari ai
frequentatori assidui delle montagne di casa nostra.
Ad esempio la marmotta e' molto simile alle marmotte che
puo' capitare di vedere sulle Alpi, ha dimensioni leggermente
maggiori ed un colore un po' piu' chiaro e dorato.
Come le loro colleghe alpine, anche le marmotte del Ladakh
vivono in gruppi piu o meno numerosi (ci siamo imbattuti in
un gruppo di circa una quarantina di esemplari tra grandi e
piccoli durante l'avvicinamento al lago Tso-Moriri, a 4.800
metri di quota), ed anche esse, all'avvicinarsi di un potenziale
pericolo hanno le loro "vedette" che lanciano l'allarme con
il caratteristico fischio.
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Una marmotta ci osserva curiosa dall'imboccatura della tana.
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Per restare nell'ambito degli animali che si possono osservare
anche sulle nostre montagne, altri interessanti incontri sono
stati le coturnici e, con grande sorpresa, dei picchi muraioli.
Una coturnice, fotografata nella Markha Valley.
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Il picchio muraiolo e' un'uccello piuttosto raro dalle nostre
parti, e di abitudini schive, percio' non facile da vedere.
Personalmente mi e' capitato solo una volta di vederne una coppia
sul Sella. Percio' vederlo da quelle parti, ed a quelle quote,
mi ha stupito moltissimo.
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Il picchio muraiolo, oltre ad essere schivo, vola con traiettorie
imprevedibili e rimane posato pochissimo. Questo e' il motivo
della pessima qualita' di questa foto, l'unica, delle tante che
gli ho scattato, nella quale sia riuscito a farlo entrare
nell'inquadratura.
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Oltre a questi abbiamo potuto vedere anche animali un po' piu'
"esotici", come ad esempio queste blue sheeps, le cui corna
vengono poste alla base dei pali totemici.
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Abbiamo trovato un teschio di blue sheep le cui corna avevano
alla base un diametro di circa dieci centimetri!
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Un' incontro senz'altro impressionante e' l'avvoltoio degli
agnelli, o lammergeier
che visto vicino alle aquile reali le fa sembrare piccole.
L'apertura alare di questo animale supera i tre metri.
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Quando si scatenano le emozioni. L'incontro con questo animale,
l'asino selvatico tibetano, e' stato per me un incontro magico.
Non so quali ricordi siano affiorati dalla memoria riposta della
mia infanzia. I sogni di viaggi, nati con le prime letture,
un miscuglio tra le sensazioni del "Canto notturno di un pastore
errante nell'Asia", le epopee di Gengis Khan, il "Milione"...
Non saprei dire cosa esattamente, era una sensazione sfuocata ma
estremamente forte, importante. La vista di questo animale,
visibile, ma distante e schivo, dai movimenti eleganti da
cavallo, solo e incontrastato padrone di quel deserto di alta
quota ha riportato a galla una bolla di sogni provenienti
dal passato, che, improvvisamente si materializzavano li, davanti
a me...
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A dispetto del nome di "asino selvatico tibetano" questo animale
si muove con la grazia, l'eleganza e la potenza di un cavallo
arabo.
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Infine (non poteva mancare!) il simbolo dei simboli degli
animali himalayani: lo yak.
Sono ormai pochi i branchi di yak selvatici, ma la robustezza
e la forte personalita' di questo animale fa si' che anche gli
animali appartenenti a branchi "addomesticati" diano comunque
l'impressione di una totale liberta' ed indipendenza, di una
forza che male si concilia con l'espressione "animale
addomesticato". Anche perche' questi branchi, pur se di
proprieta' di pastori, non conoscono stalle o recinti, ma
vivono totalmente liberi in questa immensita'.
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Qualsiasi commento su questo splendido animale e' superfluo.
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