Organizzazione ed attrezzatura

Organizzare un trekking in Ladakh non e' un'impresa troppo complicata, e nemmeno troppo costosa. I tempi da mettere in preventivo dovrebbero essere di almeno 20 giorni complessivi, considerando che nella migliore delle ipotesi (volo diretto per Delhi e coincidenza aerea immediata da Delhi a Leh, sommando le cinque ore di differenza di fuso orario) si impegano circa 30 ore per raggiungere il Ladakh, mentre percorrendo via terra il tratto Delhi-Leh bisogna mettere in preventivo almeno tre giorni di viaggio. Assolutamente consigliati poi almeno due giorni di permanenza a Leh (almeno uno se vi si giunge via terra) per l'adattamento alla quota, pertanto su 20 giorni ne potremo avere 12-14 disponibili per il trekking, tenendone due come "cuscinetto" per eventuali imprevisti. Si tenga presente, ad esempio, che l'aereoporto di Leh consiste in una pista militare in una valle a 3.500 metri di quota, stretta e circondata da cime che superano i 6.000 metri, percio' l'atterraggio, in caso di maltempo, e' impossibile.
Per l'organizzazione del trekking vero e proprio, come ho detto, conviene affidarsi ad una agenzia locale. Avendo tempo a disposizione ci si puo' recare a Leh e utilizzare i 2-3 giorni di acclimatazione per organizzare il trekking sul posto, altrimenti conviene prendere contatto con agenzie locali, via fax, telefono o e-mail in modo da avere gia' organizzato il trasferimento da Delhi a Leh e si possono utilizzare i giorni di acclimatazione per visitare gli affascinanti monasteri buddhisti della zona. A questo proposito consiglio di portare alcune penne biro, che costituiscono di un dono molto apprezzato dai lama. I ladakhi hanno una grande dignita', percio' non si assiste a scene di frotte di bambini che assillano chiedendo l'elemosina o soldi o dolciumi. I piccoli regali, come una penna o qualche caramella ai bambini, e' opportuno farli con parsimonia, magari in seguito ad una richiesta di informazioni esaudita o a qualche altro favore richiesto, che nella loro gentilezza i ladakhi senz'altro vi faranno. La distribuzione a iosa di oggetti che per noi hanno scarso valore economico, ma da loro considerati preziosi, potrebbe sembrare ai loro occhi un modo per sottolineare la nostra ricchezza, e offendere la loro dignita', anche se probabilmente non lo darebbero a vedere per non offenderci a loro volta.


Raggiungere il Ladakh in volo riserva visioni talmente mozzafiato da far dimenticare la paura di volare anche ad uno come me, terrorizzato dal volo. Come questa foto, scattata durante il volo tra Leh e Srinagar, nel Kashmir. Non ne sono certo, ma dai miei calcoli questa dovrebbe essere la catena del Pamir e il colossale muraglione di neve e ghiaccio al centro della foto dovrebbe essere il Nanga Parbat. Al di la dei nomi, la visione dall'aereo e' veramente incredibile.

Per quanto riguarda l'attrezzatura e l'abbigliamento ovviamente la scelta dipende dal tipo di attivita' che si intende fare. L'agenzia di trekking provvedera' alle stoviglie, a tutta l'attrezzatura da cucina, ai fornelli a kerosene (quelli a gas non funzionano a quelle quote). Sempre tramite l'agenzia e' possibile noleggiare le tende, anche se noi, per una questione di affezione, abbiamo preferito portare la nostra. Consigliatissimo l'uso dei materassini autogonfiabili, che costituiscono un ottimo isolamento contro la dispersione di calore verso il suolo durante la notte. Bastano 2,5-3 cm di spessore. Sono leggermente piu' pesanti dei classici materassini in neoprene ma la differenza di isolamento compensa ampiamente la leggera differenza di peso. E naturalmente sara' opportuno essere dotati di un sacco a pelo in grado di garantire una tenuta termica adeguata (indicativamente adatto almeno a temperature minime di -5 gradi centigradi). Se non ci si accontenta di un trekking ma ci si vuol cimentare con qualcuna delle cime forse sara' possibile noleggiare sul posto anche piccozza e ramponi, piu' difficilmente corda ed imbrago, percio', avendo in programma di affrontare un ghiacciaio, il mio consiglio e' di portare la propria attrezzatura personale.
L'abbigliamento dovra' essere ovviamente adeguato alle situazioni che andremo ad affrontare, che potranno andare dal sole cocente fino al freddo intenso della notte. Quindi abbigliamento da alta montagna, costituito da piu' capi piu' o meno leggeri da indossare "a strati" per potere avere sempre una regolazione termica del corpo ottimale. In quelle condizioni i colpi di calore possono essere altrettanto problematici del freddo intenso, come lo possono essere le scottature, quindi non bisogna dimenticare creme solari e protezioni varie contro le scottature, e occhiali da sole. Ma lo sbalzo termico non e' considerevole solo tra il giorno e la notte. Durante la stagione estiva si puo' contare su cieli sereni e assolati e clima molto secco, visto che la catena dell'Himalaya ripara il Ladakh dal monsone. Pero' ci e' capitato un paio di volte di incappare in un temporale, dovuto ad una 'coda monsonica', o in una improvvisa nevicata che ci hanno costretti a passare in un attimo dalla canottiera al doppio strato di pile, con giacca a vento e guanti. In questo caso avere lasciato l'abbigliamento pesante nei sacconi sui cavalli avrebbe potuto diventare un grosso guaio, anche perche' in un territorio cosi' desertico manca la possibilita' di accendere un fuoco per scaldarsi in queste emergenze.
Naturalmente sono necessari giacca a vento, guanti (due paia), scarponi non troppo leggeri e, soprattutto, gia' collaudati ed adattati al piede. Non sono necessari molti cambi di biancheria, sia perche' in quelle situazioni non ci si formalizza troppo, sia perche' non e' complicato lavare l'abbigliamento che, grazie al clima estremamente secco, asciuga velocissimamente.

A questo proposito e' opportuno avere due accortezze, la prima e' quella di lavare usando saponi totalmente biodegradabili, la seconda e' di evitare assolutamente di inquinare l'acqua dei torrenti, che sono la principale, se non l'unica, fonte di approvvigionamento idrico dei villaggi, e quindi non lavare direttamente nei torrenti, ma prelevare l'acqua e lavare in modo che il sapone o il detersivo non finiscano nel torrente.

La visita ai monasteri buddhisti (qualcuno li chiama "lamasteri", visto che sono abitati da Lama e non da monaci), rappresenta non solo un momento di emozionante spiritualita', ma offre interessantissimi spunti di interesse culturale ed artistico. I tre cilindri verticali che si vedono nella prima arcata a destra, in fondo al porticato, sono "mulini di preghiera". Essi sono montati su perni verticali e contengono migliaia di fogli sui quali sono trascritte preghiere. Facendo girare questi cilindri in senso orario con la mano destra l'energia positiva delle preghiere viene liberata. (Monastero di Likir)


Il cibo sara' fornito dall'agenzia, e generalmente i pasti sono a base di riso, che fornisce i carboidrati, mentre la razione proteica deriva da uova e formaggio in scatola, oltre che dall'immancabile "dal", un intingolo a base di lenticchie. La nostra guida mi ha raccontato, molto divertita, che gli italiani generalmente arrivano portando montagne di cibo in scatola di vario genere. Ognuno ha i propri gusti, i miei compagni di viaggio hanno trovato ottimo il cibo locale e si rimpinzavano, per quanto mi riguarda non sono impazzito per la cucina ladakha, percio' mi orientavo piu' volentieri verso uova, riso ed altri cibi meno esotici. Pero', se proprio non potete rinunciare ai cibi di casa, abbiate cura di organizzarvi quantomeno scegliendo confezioni il piu' possibile biodegradabili e, soprattutto, NON ABBANDONATELE LUNGO IL PERCORSO, ma portatele a Leh o, possibilmente, a casa. Mi rendo conto che questo puo' suonare come integralismo ambientalista, ma l'equilibrio ecologico, dal quale dipende poi la sopravvivenza delle popolazioni locali, e' veramente delicatissimo. Inoltre a Leh manca una qualsiasi forma elementare di sistema di smaltimento dei rifiuti (per forza, fino a pochi decenni fa non ce n'era bisogno), come manca ai ladakhi la percezione del problema dello smaltimento di rifiuti non biodegradabili: e' un problema che, fino ad ora, non si sono trovati ad affrontare, non appartiene alla loro cultura. Percio' cercate di evitare il piu' possibile comportamenti che incrementino la produzione di rifiuti.

Uno dei consigli principali che vengono dati quando si viaggia in zone considerate "difficili" e' di evitare di bere acqua, se non acqua minerale in bottiglie sigillate, per non incappare in infezioni gastro-intestinali. Ora, per quanto riguarda il Ladakh, analisi di laboratorio hanno dimostrato che l'acqua che generalmente si trova in Ladakh (anche quella che si trova a Leh), ha caratteristiche minerali nettamente migliori di quelle delle acque minerali (anche di marche italiane), che si possono trovare in bottiglia (ovviamente, per motivi economici, le bottiglie sono tutte di plastica). Il problema e' costituito dalla flora batterica presente nell'acqua che non e' compatibile con la nostra flora batterica gastro-intestinale, oltre che da parassiti che possono essere presenti nell'acqua.
Un'alternativa puo' essere quella di bere the (o "chai", come viene chiamato). E' vero che a quella quota l'acqua bolle ad una temperatura inferiore ai 100 gradi, ma noi abbiamo bevuto the in quantita', anche col latte (che potrebbe essere a sua volta potenzialmente pericoloso) e non abbiamo avuto nessun problema.
Ma a Leh e' disponibile una ulteriore alternativa, che consiglio caldamente di sfruttare. Una cooperativa locale ha acquistato un'autoclave e vende (ad un prezzo che e' circa la meta' di quello dell'acqua minerale) acqua sterilizzata in autoclave, quindi assolutamente sicura, basta andare ad acquistarla con la propria borraccia o con una bottiglia. La cooperativa vende anche prodotti locali quali albicocche secche, una specie di polenta di orzo essiccata chiamata "tsampa", oppure una bibita (ottima) a base di acqua, yoghurt e albicocche chiamata "lassi".

I torrenti che scendono dai ghiacciai sono praticamente l'unica fonte di approvvigionamento d'acqua durante il trekking, acqua che deve essere bollita o filtrata e disinfettata per evitare problemi. I torrenti pero' costringono a volte a qualche performance di salto in lungo. Thomas, in "volo" nella foto e' riuscito a passare, mentre io sono finito con gli scarponi a mollo. In questo caso nessun problema, eravamo gia' al campo ed ho messo tutto ad asciugare, ma in caso di dubbio e' preferibile togliersi gli scarponi e guadare piuttosto che rischiare di proseguire ancora per qualche ora con l'interno delle calzature fradicio.


Una certa attenzione va prestata agli aspetti sanitari del trekking. Se a Leh esiste una farmacia dove si possono trovare medicinali in parte simili a quelli che troviamo da noi, in parte assolutamente strani ed esotici (ed in parte medicinali che da noi non vengono piu' venduti in quanto dannosi), per il trekking sara' opportuno fornirsi di una piccola farmacia da viaggio. Questa potra' contenere medicinali di uso comune quali pastiglie contro il mal di testa, un disinfettante, qualche cerotto e qualche benda, collirio, pomata contro le ustioni. La nostra conteneva anche degli antibiotici ad ampio spettro, cortisonici, antiinfiammatori, ma non consiglio di portare simili farmaci se nel gruppo non c'e' qualcuno che li sappia utilizzare in maniera propria, soprattutto perche' nei casi di "mal di montagna" alcuni farmaci possono peggiorare la situazione. Potrebbero essere utili anche dei guanti da chirurgo e qualche ago da sutura monouso, tutto sommato in caso di necessita' una sutura fatta male puo' essere meglio di niente, ma non avventuratevi in simili cose se non avete un minimo di cognizione di quello che state facendo. Completavano la nostra dotazione farmaceutica una scorta di pastiglie di disinfettanti per l'acqua a base di sali d'argento (quindi inodori ed insapori) che, assieme ad una pompa con filtro ceramico, ci hanno garantito sempre la possibilita' di ricavare acqua potabile anche da pozze fangose.


Juma, la nostra guida, oltre che bravissimo ed infaticabile, si e'rivelato anche un'ottimo cuoco. Eccolo all'opera ai fornelli. E' stupefacente l'abilita' con cui riusciva a preparare degli ottimi pranzi in questi frangenti. GRAZIE JUMA!

Consiglierei di portare eventualmente, in alternativa ai cibi in scatola, degli integratori salini e/o zuccherini (destrosio e similari) in polvere da scogliere in acqua ed assumere per integrare la dieta in caso di necessita', soprattutto nel caso di episodi di dissenteria che durante il trekking potrebbero risultare spossanti, oltre che fastidiosi.

Infine una precauzione fondamentale: prima di accingerci ad un viaggio del genere, a parte l'allenamento, sarebbe opportuno fare una puntata in alta quota, almeno verso i 3.500 metri, possibilmente con pernottamento in quota, per verificare la propria situazione nei confronti del "mal di montagna". Questo problema, che puo' manifestarsi, salendo in quota, con sintomi quali mal di testa, vomito e, nei casi piu' gravi, edema, puo' essere addirittura mortale nel caso di edema polmonare o cerebrale.
Per quanto mi risulta non e' ancora chiaro quali siano i meccanismi che causano il "mal di montagna", quello che e' dimostrato e' che non dipende dall'allenamento, statisticamente colpisce circa il 30% delle persone gia' a 3.000 metri, l'unico rimedio e' scendere rapidamente di quota e la permanenza in quota aggrava la situazione. Percio' e' importante non sottovalutare sintomi che potrebbero essere indice di "mal di montagna" perche' la permanenza in quota potrebbe essere addirittura fatale. Ma e' altrettanto importante verificare la propria situazione rispetto al "mal di montagna" poco prima della partenza perche' la resistenza o meno alla quota puo' variare nel tempo (Edmund Hillary, che ha conquistato per primo l'Everest assieme a Tenzing Norgay Sherpa, ha dovuto in seguito rinunciare all'attivita' in alta quota perche' ha iniziato a soffrire di "mal di montagna").

La cima principale (Top 1 - quota 6.400) del Kang Ya Tze, fotografata dalla cima secondaria (Top 2 - quota 6.200). Per dare un'idea dell'effetto dell'altitudine, nonostante avessimo gia' passato due settimane a camminare tra i 4.500 e i 5.500 metri, e quindi con un buon adattamento alla quota, per superare gli ultimi 150 metri di ascensione al Top 2, su ghiacciaio abbastanza facile, ho impiegato circa un'ora e mezza. Durante gli ultimi allenamenti prima della partenza la mia velocita' media di salita era di oltre 700 metri l'ora!


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